Lionardo Vigo

Addio

 

 

Da oltre mezzo secolo (1823-1874) evulgo Canti popolari siciliani trascritti mano mano

sin dalla mia prima giovanezza , quando nessuno fra noi volgea la mente a queste soavissime

investigazioni. Leggiero, rapido, irrequieto come l'ape, non lasciava borgata, valle, monte,

marina inesplorata, e da' vecchi, da' villanzoni, dalle vaghe fanciulle raccogliea canzoni,

ch'erano il mio mele, e impinguava il portafogli svuotando il taschino.

Irriso e deriso da' saputi dottori, notari, cappellani e gente di simile risma , allegrava

le mie villeggiature autunnali, quando mi richiamava dal Collegio o dall'Università

quell'esemplare di ogni virtù del mio benefico genitore, nel di cui sepolcro è il mio cuore.

Dopo il 1833 cessai d'infiorare i Periodici letterarii di quell'incompresi tesori, e nel 1857,

cincischiato dalle forbici de' Castrapensieri , pubblicai la prima Raccolta in LII Categorie.

Il volume fu accolto benignamente, illustri personaggi mi onorarono di opportune osservazioni,

n'ebbero grazie e schiarimenti. Né cessai dal raccogliere, né gli amici miei e fervidi amatori

della gloria insulare, dall'inviarmi novelli canti. È da notare fra costoro S. Salamone Marino,

il quale nel 1867 stampò quanti n'ebbe adunati, intitolandoli «Aggiunta a quelli del Vigo».

In poco tempo quella prima edizione fu esaurita, e tanto se ne accrebbero le ricerche,

da annunziare il Giornale la Gioventù di Firenze che «il trovare in Italia un esemplare

de' Canti popolari del Vigo sarebbe stato un miracolo». Allora mi deliberai a dar fuori questa

Raccolta Amplissima in LIX categorie meglio coordinate,contenente Azioni drammatiche,

Misteri, storie, contrasti, canzoni, arie etc. con pienissima libertà e indipendenza politica

e religiosa. È il verbo de' Vespri, chi si scotta, si emendi. Satisfatto così quest'altro debito

alla Sicilia, è mia deliberata volontà di non mietere oltre in questo campo, lasciandolo libero

a' generosi, i quali son chiamati a far dimenticare gli sforzi di chi primo lo sgombrò di vepri

e spine, ed olezzanti fiori ne colse. Mi riserbo soltanto la pubblicazione di due ultimi lavori

al proposito , cioè uno ru Pietro Fullone, massimo fra i poeti rustici, e altro su i Canti

storico-politici, i quali avrebbero elargato di molto questa Raccolta. Tutti gli altri canti,

che non ho stimato conveniente inserirvi, saranno depositati  nella Biblioteca comunale

di Palermo a servigio de' cultori di questa gaia scienza. A pag. 162 avvertiva i lettori non bastare

la buona volontà ad evitare gli errori ad onta del soccorso intelligente di persone fidate; e questo

volume n'ha molti. Non enumero quelli del tipografo, che Dio gli perdoni: i miei li confesso,

né li scuso; e tra i primi noto le ripetizioni. E non si creda che non vi abbia usato cura

e attenzione; senza l'aiuto de' miei figlio e nuora, sarebbero state di molto maggiori. (1)

 

 (1) Han meco collaborato alla Raccolta presente mio figlio Salvatore Pasquale e la di lui moglie Giuseppina Vigo dei Pennisi; ed è mio debito renderne loro pubbliche grazie.

 
 

 

 
   
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