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Sul finire degli anni '80, nello studio di una piccola radio privata di Palermo, ormai lontana e abbandonata non solo dall'industria discografica ma anche dagli addetti ai lavori proiettati verso chissà quali nuovi paradisi musicali, Rosa  canta per l'amico Felice Liotti Quannu moru, quello che lei stessa definì il suo testamento.

Ancora una volta riesce a dire tutto, nello spazio di pochissimi versi

e nell’alternarsi di pochissime note.

 

 

 

Tra le prime incisioni di Rosa ci sono alcuni 45 giri realizzati negli anni ’60 con la Tauro Record. Il repertorio è lontanissimo da quello che negli anni successivi tornerà a nuova vita  grazie alle sue interpretazioni. Nonostante ciò, anche in quei frangenti superati in fretta, persino le parole e la melodie di Acidduzzu si piegano alla sua Voce per raccontare altro.

Rosa (forse per un espresso divieto della famiglia) non usa ancora il suo vero nome e si firma  Rusidda a licatisa e la sua chitarra.

 

 

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