...ascolterete una Rosa sempre tenera e delicata anche quando (nei primi anni ’60) canta canzoncine a doppio senso – il secondo dei quali non sempre celato con garbo dall’anonimo autore – facendosi chiamare Rusidda a licatisa e la sua chitarra.

Ma quella voce è già allora capace di piegare la parola-melodia per travalicarne il significato evidente – o malamente nascosto – e lasciare intravedere gli ampi spazi espressivi in cui quella stessa voce, negli anni successivi, si libererà possentemente per raggiungere e vivificare zone recondite e inesplorate del canto, utilizzando tempere e pastelli inesistenti sulla tavolozza di altri interpreti, quasi proibite e lontane eppure improvvisamente e ancestralmente familiari e vicini all’ascoltatore.

 

(dall’introduzione a Rari e Inediti, 1997, Teatro del Sole)